Vecchiaia e sanità

Acquerello – mie opere

Questa mattina, alla radio, un tizio se la prende con noi vecchi, accusati di “intasare” la Sanità con le nostre malattie croniche. “Non bisogna ammalarsi da vecchi, bisogna fare prevenzione, avere una vita sana, fare movimento…”ecc. ecc.

Già, noi vecchi che ora siamo vicini agli ottant’anni o anche di più.
Noi vecchi che siamo nati durante la guerra, o nell’immediato dopoguerra.
Noi vecchi che abbiamo frequentato la scuola prima della riforma del 1960 entrata in vigore nel 1962, con la scuola media obbligatoria. Sì, perché noi che abbiamo finito le elementari prima del 1962, siamo passati dalla scuola elementare ai ginnasi, chi se lo poteva permettere, pochi al mio paesello, molti di noi hanno invece frequentato le scuole professionali, non molti per la verità, perché invece molti a undici, dodici anni lavoravano nei campi. A quindici anni eri in fabbrica, non al paesello in cui fabbriche non ce n’erano, ma in città o altrove e, se avevi voglia di studiare, dopo la fabbrica, alla sera, andavi alle scuole professionali serali e tornavi con l’ultimo treno, quasi a mezzanotte, un boccone alla svelta e poi a letto, perché al mattino prendevi il primo treno, quello delle sei e mezza per andare al lavoro.

Il lavoro in fabbrica, nel 1955/60, (lo statuto dei lavoratori entrerà in vigore nel 1972 e non per tutte le categorie) è di 10 ore al giorno, sabato compreso (sì, l’ho provato anch’io il lavoro in fabbrica, dal 1964, dieci ore al giorno alla macchina da maglieria, sabato compreso per la pazzesca cifra di 29900 ventinovemila novecento lire al mese, avevo 16 anni).
E le fabbriche di allora nelle quali noi, che adesso siamo vecchi e allora eravamo adolescenti, nel momento del nostro sviluppo fisico, abbiamo contribuito allo sviluppo economico della nostra nazione, ma a scapito della nostra salute.
Io sono stata fortunata, in fabbrica solo pochi mesi estivi per pagarmi gli studi successivi alla scuola commerciale e poter quindi lavorare nel mondo del turismo.
Ecco, la segretaria d’albergo di quegli anni ovvero: l’impiegata con conoscenza di lingue straniere e una paga sindacale della quale ancora oggi mi vergogno.16 ore al giorno, di norma, perché potevi anche essere svegliata di notte visto che eri l’unica a poter comprendere la parlata degli stranieri. 16 ore al giorno ogni giorno della settimana, domenica compresa, per otto mesi l’anno. Assunta e licenziata ad ogni stagione. Senza stipendio nei mesi in cui non lavoravi con tutte le conseguenze che ne derivano. Ho provato una volta a lavorare anche in inverno, in quei quattro mesi, beh, il mio fisico non ha proprio retto e ne ho pagato le conseguenze a caro prezzo.
Noi vecchi, quelli che hanno lavorato come operai agricoli in quegli anni, con i trattori che c’erano allora e si sono rotti la schiena su quei trattori e con quei macchinari di quell’epoca, quando non si sono rotti altro. Le malattie professionali diventate croniche già da giovani, pochi soldi e una vita di rinunce e sacrifici. Le vacanze al mare? Viste nei film in bianco e nero. Il riscaldamento centrale? Al mattino rompevi il ghiaccio che si era formato nel catino con l’acqua per lavarti…

Qui da noi al paesello le cose sono incominciate a cambiare negli anni ottanta, noi eravamo vicini a quarant’anni, adulti ormai, con problemi già radicati nei muscoli e nelle ossa e nei nostri organi interni, problemi poi esplosi in seguito, più avanti negli anni.

Quanti come noi?
No, non siamo noi vecchi che abbiamo “danneggiato” la sanità pubblica. Ma è la massa di delinquenti, a partire dai politici, che l’hanno sfruttata in tutti i sensi e il bubbone è esploso durante la pandemia che ha portato in superficie tutti i nodi e le lacune perpetrate per anni e anni di leggi sbagliate e cattive gestioni.

E non è colpa nostra se da vecchi siamo diventati “malati cronici”.

8 pensieri su “Vecchiaia e sanità

  1. Brava! Ne hai proprio raccontate quattro a quell’imbecille! Ma che c’è da sperare per il futuro di questo Paese se ci sono ancora di quelli che votano Meloni, Lollobrigida, Gasparri, Sangiuliano e compagnia mezzecartucce politiche.

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    • E l’ultima che ho sentito in questi giorni riguarda sempre noi vecchi per i quali i giovani “versano i contributi non per la loro pensione ma per pagare la nostra”. Come se noi non avessimo versato i nostri contributi per la nostra pensione! Ma che colpa abbiamo noi se l’INPS è stato depredato dallo Stato il quale ha prelevato e continua a prelevare i fondi dell’INPS per tappare i vari buchi creati da cattive amministrazioni e leggi inique?

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  2. Sottoscrivo anche le virgole. Certa gente dovrebbe solo TACERE ed invece ogni mattina c’è qualche demente che si alza e pensa di dover sparare cazzate e che tutti se le debbano bere. Io non ho la tua età, sono della generazione successiva ma sicuramente mi sento molto più vicino alla tua che alle nuove. Per dire, quando ho cominciato il mio lavoro il tutto funzionava così: prendevo la macchina e facevo 100 km per andare in magazzino. Li caricavo il camion di attrezzatura, mezzanotte/l’una si partiva, in 3 o 4 sul camion, si viaggiava, arrivava sul posto, si scaricava, si montava, si faceva il concerto, si smontava, si caricava e si ripartiva per ricominciare tutto il giorno dopo a 6-700 km di distanza. E lo facevi per giorni. Contratti? Sicurezza? Si lavorava in nero perché in questo paese il lavoratore dello spettacolo non esisteva a meno che uno non lavorasse in Rai o in teatri stabili. Il live non era contemplato. Dormire neppure era contemplato. A me tutto sommato andava bene perché insonne cronico sin da bambino ma tanti scoppiavano o andavano avanti a botta di coca. Io mai presa però quegli anni hanno lasciato il segno. Solo anni dopo iniziarono a cambiare le cose, assunzioni, albergo, orari più umani anche se nel nostro lavoro è ancora un miraggio l’uso delle doppie squadre come avviene all’estero. Ma a parte ciò sempre che ci arrivo alle vecchiaia il primo che mi dovesse rinfacciare che occuperei un posto nella sanità credo che finirà per occupare un posto al cimitero…

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    • E per tenerci buoni e farci rimbambire, ci bombardano con notizie eclatanti: il vaiolo delle scimmie, la zanzara (una) anofele che causerebbe la malaria se fosse infetta (come se in Italia queste zanzare non ci fossero mai state) il Norovirus nell’acqua al Tonale, ma poi si è scoperto che non c’era…ecc. ecc. distolgono la nostra attenzione creando il panico che poi si diffonde velocemente tramite i social creando dibattiti pro e contro e non riusciamo a vedere le malefatte e le turpitudini di chi ci sta turlupinando.

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  3. Già, i social ormai sono diventati una realtà parallela dove avviene tutto ed il contrario di tutto permettendo ai politici di sembrare sempre attivi pur se in realtà non stanno facendo nulla. Invece le cose che fanno in genere sono fatte in silenzio, mettendo emendamenti nascosti tra altre cose che non attirano l’attenzione…

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  4. Quel cretinotto che dice essere colpa dei vecchi malati cronici se la Sanità è intasata mi ha fatto ridere. È già grave pensare certe stupidaggini… raccontarle è da dementi incalliti.

    Non aggiungo altro… sarebbe perdita di tempo.

    Buon Pomeriggio Neda.

    Quarc

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  5. Sei stata davvero molto chiara e hai detto sante verità. Oggi basta vedere la pubblicità… Sono i vecchi i nuovi consumatori e i protagonisti di questo tempo. Da tenere belli pimpanti anche quando potrebbero avere il sacrosanto diritto di essere semplicemente vecchi. E riposare. Ditelo alla generazione degli “sdraiati”… Personalmente sono stanca dei nuovi doveri: sorridere ballare piacere essere sani atletici e forti. Le persone dopo una vita attiva hanno il diritto di riposare e di avere gli acciacchi dell’età. Di persone di plastica è già pieno l’universo

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