Febbraio

Mie foto

Luna piena stanotte.
La sua luce crea anche un rettangolo luminoso nel corridoio.
Guardo dal finestrino l’astro bianco nel cielo ormai di carbone.
Sognerò folletti e barbagianni dal volo silenzioso.
Domani cercherò le piume sperse sulla brina dell’erba.

Romanticismo

mie foto

Si parlava di “romanticismo”. Non di quello del Berchet, di Hayez, o di Schumann, ma di quello terra-terra, quello dei sanvalentino, delle serate davanti al camino, per chi ce l’ha il camino e che ha anche il tempo da perderci davanti.
I miei genitori, nonni e bisnonni facevano parte del mondo contadino, non quello dei possidenti, ma quello degli operai contadini che si spaccavano la schiena dall’alba al tramonto e anche alla festa c’erano le bestie da rigovernare e non si sapeva davvero che cosa fosse una vacanza. I trisnonni no, quelli non erano contadini e il Romanticismo lo avevano vissuto davvero, a partire da quell’Agapito che aveva fatto parte dell’epopea garibaldina. Ma poi ci fu il fascismo e la quota 90 con tutte le sue conseguenze.

Da quell’Agapito, alcuni di noi discendenti hanno ereditato l’amore per l’arte e per la lettura, la capacità di comprendere musica e poesia, il desiderio di essere circondati dal bello e, non avendo mezzi sufficienti per tutto questo, alcuni di noi si sono arrangiati a costruirselo con le proprie mani: il prozio Arturo strimpellava il pianoforte verticale di quindicesima mano che era riuscito a procurarsi non si sa ancora come e disegnava paesaggi con pennino e inchiostro di china; la nonna Bianca, quando aveva un po’ di tempo, poco in realtà, amava ascoltare le commedie alla radio mentre ricamava; mia madre iniziò a dipingere fin da ragazzina per abbellire le gonne, di poveri tessuti, sue e delle sue sorelle, anche lei amava la musica e la lettura. Anch’io amo i libri e mi cimento in piccole cose che hanno parvenza d’arte.

Si parlava, appunto, di romantici caminetti.
Nella casa dei nonni il camino c’era, ma serviva per cucinare e per scaldare, sporcava parecchio e la bisnonna, impegnata a girare la polenta nel paiolo attaccato alla catena, non aveva nulla di romantico.
Nella casa dei miei genitori il camino c’era, ma era nello scantinato. Veniva acceso solo quando si voleva fare una grigliata di carne o per cuocere le grandi quantità di “grignos” (cicoria di campo) raccolti in primavera e poi bolliti nel grande pentolone attaccato alla catena. Quando Bepi era occupato in questa faccenda, scarmigliato, sudato, con la canottiera e le braccia sporche di fuliggine, non ispirava certo pensieri romantici.
Nel progetto della nostra casa era previsto un caminetto, ma mio marito ed io abbiamo preferito una stufa economica a legna in cucina, più pratica di un caminetto, a nostro avviso, perché anche mio marito era un operaio agricolo e aveva le mie stesse radici.

Ecco, quando ho trovato il pettirosso morto ai piedi del fico che sta proprio davanti all’uscio di casa, il primo pensiero è stato: “Accidenti, l’aviaria è arrivata fin qui”. Non è certo un pensiero romantico questo, ma io sono retaggio di quel mondo contadino, fatto di cose pratiche, essenziali.
Già dal 2021, la più grande epidemia di aviaria degli ultimi tempi, ha colpito uccelli selvatici e negli allevamenti, dal Portogallo alla Russia.
Magari il pettirosso è morto di vecchiaia, visto che non ha alcuna ferita, ma è più probabile che sia deceduto per aviaria. Questa estate erano quasi scomparsi i merli, forse per la siccità, ma un paio di settimane fa ho trovato anche un paio di storni sotto al bagolaro, come se avessero cercato rifugio tra il tronco e le grosse radici e anche una tortora ai piedi dell’ulivo.
In questo periodo dovrebbero esserci molti pettirossi qui e anche le cince, ma non se ne vedono.

Se fossi romantica potrei intonare un’ode al pettirosso morto, invece penso a mio nipote che alleva polli e le sue bestie sono a rischio e potrebbe essere a rischio anche lui e la sua famiglia, visto che l’aviaria è passata dagli uccelli all’essere umano già parecchie volte in passato con le epidemie di spagnola e di asiatica.

Torneo di giochi “enigmatici”

giochi-per-la-mente-online
immagine presa dal web

L’amico GUISITO (Professor Guido Esposito) del blog: https://ilsitodiguisito.wordpress.com/
ha indetto un torneo di giochi a quiz proposto a tutti coloro che desiderano rimettere in moto gli ingranaggi delle celluline cerebrali e passare un po’ di tempo a divertirsi imparando.
Al primo classificato verrà inviato un premio a sorpresa.

Il primo quiz è il seguente:

Di quali argomenti parlerebbero?

Se Cupido e Robin Hood si incontrassero parlerebbero di archi e frecce.

Due punti per ogni risposta esatta. Un punto in meno per ogni aiutino.

Di quale argomento parlerebbero se si incontrassero

1) Adelaide Antici e un domatore di bestie feroci. 

2) Sigmund Freud e Domenico Modugno.

3) Degli eredi e un biblista.

4) Una sposa e un sommelier.

5) Riccardo Muti e il mago Silvan.

6) Archimede Pitagorico e Thomas Alva Edison. 

7) Giulio Cesare e un allevatore di polli. 

8) Paride e Biancaneve.

9) Bebe Vio e san Francesco.

10) Il barbiere di Siviglia e Guglielmo di Occam.


Chi desidera partecipare al torneo, invii le risposte al seguente indirizzo di posta elettronica:

guisito@libero.it l’indirizzo di posta elettronica è valido, nonostante WP non permetta il collegamento.

Importante, non scrivete le risposte nei commenti del blog. Grazie

La scoperta

mie foto – bacche di rosa canina

Qualche anno fa, mia figlia mi regalò uno smartphon e mi insegnò ad usarlo.
Fra le applicazioni che lei mi inserì ci furono anche Whatsapp e Instagram.
La prima per tenermi in contatto con lei senza ossessionarla con le telefonate di una madre ansiosa che si preoccupa per la figlia lontana e la seconda che mi permette di partecipare un poco al suo mondo, tramite le foto e i filmati che posta giornalmente.
Per alcuni anni mi limitai ad usare Instagram esclusivamente per guardare i post di mia figlia.
Ultimamente, come già accaduto per altri social, anche Instagram richiese che mi iscrivessi per averne l’accesso altrimenti non avrei più visto le foto che mia figlia pubblicava. Lo feci e pubblicai anche prima una, poi altre due immagini, tanto per dimostrare che usavo questa applicazione e da quel momento mi si aprì un mondo che fino ad allora mi era stato sconosciuto.

Il mondo di Instagram con tutti i filmati (ho scoperto che si chiamano “reel”) e le foto pubblicate da ogni parte del mondo.
Vi prego, non ridete della mia ignoranza, ma la prima volta che, dopo aver pubblicato le mie foto e aver visto il post di mia figlia, mi apparvero miriadi di altri post di utenti a me sconosciuti, mi prese pure un accidente: pensavo di aver fatto qualcosa di strano e di aver combinato chissà quale casino, visto che io seguivo solo mia figlia e non avevo aperto alcun contatto con altri utenti.

Uno strano mondo questo. Sono rimasta affascinata dalle capacità manuali di artigiani, sia maschili che femminili, che presentano i propri lavori artistici, pittura, scultura, ricamo, maglia uncinetto, chiacchierino, tessitura, macramé, taglio e cucito, oreficeria, bigiotteria, intarsio, mosaico e altro ancora. Cibi da tutto il mondo e ricette in tutte le lingue, immagini di paesaggi lontani e poco conosciuti, filmati su gatti, gattini, cani e altri animali.
Quello che invece mi ha meravigliato sono le innumerevoli foto, filmati, sui bambini, esposti un po’ troppo, a mio avviso, in un mondo digitale che sembrerebbe usarli quasi come oggetti da mostrare.
E poi c’è tutto il mondo di immagini e filmati evidentemente contraffatti, alcuni quasi perfetti, molti così palesemente falsi da chiedersi come qualcuno possa confordersi o crederci.

A volte mi chiedo che cosa resterà di noi, esseri umani, dopo la nostra inevitabile estinzione. Di tutte le cose che noi facciamo, produciamo, di tutte le immagini che scorrono in questo labile e fuggevole mondo digitale, che cosa rimarrà a dimostrare che noi siamo passati su questo pianetino, soprattutto a chi interesserà tutto ciò, dopo di noi?

Secondo giorno

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grafite su carta mie opere

Sì, il Covid mi ha fatto visita. Questo è il secondo giorno in cui conviviamo.
Domenica mia figlia è tornata al paesello per votare. Aveva un po’ di raffreddore, niente di che, non abbiamo pensato alle mascherine e non mi sono lavata le mani dopo aver toccato cose che aveva toccato lei. Era dalla domenica delle Palme che non la vedevo, ho abbassato la guardia.
Lunedì mi ha avvertito di avere la febbre, di avere fatto il tampone e di essere positiva al Covid.
Io mi sono isolata subito, mio cognato ha provveduto a procurarmi i tamponi, con tutte le precauzioni del caso: io mi sono disinfettata le mani prima di consegnargli il denaro, non è entrato in casa e avevamo le mascherine.
Mercoledì mattina avevo febbre 37,5, ho fatto il tampone ed ero positiva anch’io, ho telefonato alla mia dottoressa che, viste le mie patologie, mi ha dato i consigli del caso e ci siamo anche fatte una bella chiacchierata (sa che sono sola e un po’ di compagnia non guasta).
In pratica è come se avessi una leggera influenza, il naso che cola e un po’ di tosse di gola.
Di notte il naso è chiuso e respiro con la bocca, il che è parecchio fastidioso per la gola che si secca.
Ieri sera la febbre è salita a 38, ho prese 500 mg. di Tachipirina e stamane era 37,5. Credo che salirà un po’ questa sera come ieri, ma dopo tre giorni, ovvero dopodomani, non dovrei avere più problemi.
Mia figlia mi ha comunicato che lei oggi sta bene.
Starò in quarantena una decina di giorni, ma non ho bisogno di uscire, comunque parenti e amici si sono messi a disposizione.
In conclusione, la copertura del vaccino è di circa 4 mesi, visto che sia io che mia figlia avevamo fatto la terza dose a maggio. Ma il virus sembrerebbe molto meno pericoloso, perché i sintomi sono più leggeri rispetto a una normale influenza invernale. La quarta dose la farò a febbraio.
E poiché vivo da sola, mi crogiolo tranquilla in poltrona come faceva la mia gatta.

Elettro-domestici 2

elettrodomestici
foto presa dal web

Domenica pomeriggio, giornata splendida.
Mi sto godendo un bel film alla TV in attesa che mio fratello venga a trovarmi, come ogni domenica.
Improvvisamente un forte botto mi spaventa e tutto si spegne. Mi accorgo che la corrente c’è, ma solo per la luce. La forza motrice è andata a ramengo.
Controllo il contatore, funziona. Controllo i due quadri elettrici, uno è a posto, nell’altro il pulsante della forza motrice è saltato. Aspetto un pochino e poi cerco di rimetterlo a posto. Niente da fare. Stacco tutte le spine: frigorifero, forno, caldaia, autoclave e motorino dell’acqua (noi qui non abbiamo acquedotto, ma pozzi artesiani), macchina per il caffè, modem, PC, radiosveglia…niente da fare, il pulsante è out, off, kaputt… ho un attimo di panico, poi prendo il cellulare e chiamo un amico di casa che è anche un elettricista di professione.
Per mia fortuna è a casa e in mezz’ora è da me. Sempre per mia fortuna possiede anche il pezzo di ricambio del quadro elettrico, quadro “b ticino” che risale al 1982, quando abbiamo costruito la casa. L’ultimo pezzo di ricambio, nuovo, che lui possiede e che ben si adatta al nostro quadro.
E tutto ritorna in funzione.
Tranne la TV Philip Led ultrasottile FullHD che abbiamo acquistato nel 2017.
Ieri mattina sono andata al centro Trony del paese vicino ad acquistare un’altra TV e ho portato quella vecchia a rottamare. Lì ho scoperto che questo tipo di guasto è piuttosto comune, parlo del guasto della TV: pare che capiti abbastanza spesso che qualche scheda elettronica della TV faccia cortocircuito, certo si potrebbe riparare, ma, soprattutto per TV piccole, come la mia (24″) non ne vale la pena.
Ho già scritto un articolo, in passato, sulla “fragilità” dei nostri elettrodomestici e ho imparato a non prendermela più di tanto quando defungono e mi sento abbandonata da loro. https://undentedileone.wordpress.com/2016/08/18/elettro-domestici/ Però…
Però anche quest’anno: prima lo smartphone, era vecchio, certamente, non riceveva nemmeno più gli aggiornamenti, ma stavamo bene insieme, con lui avevo incominciato ad usare Instagram e Whatsapp, poi, improvvisamente è diventato tutto nero, la batteria si ricaricava ancora, ma, lui non era più utilizzabile.
Pochi giorni dopo, la radiosveglia, dono di nozze, che per quasi quarant’anni aveva deliziato i miei timpani al mattino, improvvisamente ha iniziato a dare i numeri, attaccava la sveglia nelle ore più impensate, poi segnava orari a suo piacimento, correndo come una matta per poi fermarsi improvvisamente lampeggiando come se ci fosse un pericolo imminente. Non è proprio defunta del tutto, ma ho dovuto metterla a riposo.
Sono tornata alla mia vecchia sveglietta tascabile che usavo da ragazza quando viaggiavo, a carica manuale, così non devo nemmeno usare pile o consumare corrente e il rito serale della carica mi fa tornare un po’ indietro negli anni.

E poi, una piccola cosa buffa che mi è capitata ieri in quel negozio: uscendo, dopo l’acquisto, ho fatto scattare il segnale d’allarme contro il taccheggio.
Mi sono fermata, più sorpresa che imbarazzata, ben sapendo che non avevo nulla con me che non fosse mio. Ho chiesto che controllassero la mia borsa, una borsa di tela, a sacchetto, regalo di mia figlia di qualche anno fa. Ovviamente non c’era nulla “da dichiarare” e rimesso tutto dentro, cerco di uscire ma l’accidente suona ancora, fra l’imbarazzo dei commessi e gli sguardi ironici degli astanti.
Lascio la borsa a un commesso e io ripasso dal controllo: tutto a posto, non suona. Il commesso fa passare la mia borsa e suona ancora. Svuotiamo di nuovo la borsa e una commessa si mette a palpare tutta la stoffa e trova, tra la fodera e la stoffa, la piccola etichetta magnetica antitaccheggio che era stata smagnetizzata all’acquisto e ora, chissà per quale mistero, si era magnettizzata di nuovo. La smagnetizza e io filo a casa senza ulteriori problemi.
Ho scucito la fodera della borsa e eliminato l’etichetta.
Controllerò anche tutte le altre borse alla ricerca di simili attrezzature che, a detta dei commessi, potrebbero anche danneggiare eventuali carte elettroniche.

Chaos e chimere

mie opere, olio su tela

Vorrei avere la capacità dell’Aretino di esprimere i miei pensieri per raffinate metafore o per poetiche iperboli, ma questo dono proprio non lo possiedo.
Perciò, scaravento qui i miei pensieri che si affollano da giorni nel mio cervello e vorrei urlarli a squarciagola.
Siamo a un mese dal prossimo voto con una campagna elettorale becera, assurda, idiota e deviante.
Le promesse sono sempre le stesse, già disattese in passato, alcune invece sono già in atto e ce le ripropongono come se chi le ha già votate in Parlamento non si ricordasse più di averlo fatto.
Non avremo nemmeno la possibilità di scegliere fra i rappresentanti proposti dai partiti, calati dall’alto dalle segreterie stesse, a loro insindacabile giudizio.
Fra i candidati ci sono vecchie conoscenze, come quell’attrice di 95 anni che già in passato sembrava avere perduto la testa, letteralmente, e non essere più in grado di intendere e volere.
C’è anche la figlia di un generale, vittima della criminalità organizzata, la quale si candida in un partito che ha capo un puttaniere in odore di mafia, vecchio bacucco anche lui e vorrei sapere che cosa direbbe quel generale se fosse ancora vivo.
Meglio non considerare tutti coloro che non dovrebbero essere candidati se vivessimo in un paese civile, rispettoso della legge e della giustizia, ma che hanno interessi collusi e strettamente personali.
Come donna sono indignata dalle proposte di chi, donna, ha sicuramente dimenticato di prendere in considerazione le battaglie che noi, donne, abbiamo fatto quando avevamo vent’anni e vorrebbe farci ritornare a un medioevo in cui finivamo in mano alle mammane.
Oppure rimpiange quel periodo in cui il mascellone aveva posto la tassa sul celibato e considerato le donne come “fattrici”: femmine scodellanti pargoletti da sacrificare poi per la patria.
C’è chi se ne va in giro con rosari e giaculatorie, promettendo tasse uguali per tutti, ma se facciamo due conti, quelle tasse non sono uguali per tutti perché io, casalinga vedova con pensione di reversibilità di un operaio, pagherei il triplo di ciò che pago ora, mentre i nostri parlamentari e chi ha un reddito come il loro o più del loro, pagherebbero molto, ma molto meno di ciò che pagano oggi.
C’è chi non ha mai lavorato in vita sua e considera quella del politico una professione di cui vivere, peccato che non conosca le basi su cui si fonda la vera politica e non conosca nulla di economia.
C’è chi ha fatto errori di scelta, come cercare di associarsi ad un ex attore bambino che pensa di mettere in atto le idee del De Amicis, peccato fossero dell’ottocento e non fattibili al giorno d’oggi. Ex attore bambino, capace ancora di recitare, ma incapace di mettere in atto il programma che si è scelto. E poi ci sono i media, i giornali, ognuno dei quali scaglia fango e lerciume sui candidati avversari ai loro proprietari di testate: una bagarre invereconda, degna rappresentante dell’epoca in cui viviamo.

Grazie Piero

mie foto

Grazie perché sei entrato nelle nostre case per molti anni, sempre con garbo, con gentilezza, prima come giornalista e poi come divulgatore, con rigore e coerenza.
Grazie perché ci hai spiegato con semplicità e chiarezza i cambiamenti del nostro mondo e i progressi scientifici con l’occhio sempre volto al futuro e sfatando le bufale degli imbroglioni.
Grazie per la tua intelligenza accompagnata dall’umiltà che hanno i Grandi che non amano mettersi in mostra su piedistalli.
Grazie per aver cresciuto tuo figlio Alberto nel tuo stesso rigore: il “ragazzo” ha superato il Maestro, non perché tuo figlio, ma seguendo il tuo esempio.
Grazie perché i tuoi filmati ci accompagneranno ancora per molti anni.
Grazie per la tua musica e la sottile e dolce ironia che sprigionava dai tuoi sorrisi quando la suonavi.
Grazie perché ci hai sempre mostrato la speranza.
Grazie per tutto ciò che ci hai donato.

Gente di paese- L’amico degli animali

micetto1 davanti al basilico
mie foto

La via dove abito è piccola e a forma di elle. Ci sono solo quindici unità abitative e la mia è l’ultima.
Lui abita nella prima, ha un anno meno di me e non si è mai sposato.
Vive con un fratello celibe e i loro cani pastori maremmani. Qualche anno fa erano quattro, i cani, e quando passavi davanti alla loro abitazione, anche se eri al lato opposto della strada, si scagliavano contro la rete di protezione abbaiando come dei forsennati.
Perciò, da qualche anno, quando devo andare in centro, passo da un’altra strada e non so se i cani sono ancora quattro.
Ogni mattina, lui, quello che ha un anno meno di me, passa davanti a casa mia percorrendo tutta la strada fino in fondo dove c’è il cassone del verde nel quale versiamo erba e rami, foglie e materiale secco dei nostri giardini.
Lui vi versa il materiale di un sacchetto verde, ovvero la segatura con cui ha raccolto tutti gli escrementi giornalieri dei cani. Ho cercato di spiegargli che non può farlo, ma lui sostiene che, comunque, la segatura è un vegetale. Inutile spiegargli che il resto non lo è.
I cani sono dei pastori maremmani, grandi e grossi dal lungo pelo bianco e dovrebbero fare la guardia a un gregge che, ovviamente, lui non ha.
Però ha molti gatti, gattini e gatte che convivono con i maremmani i quali, credo, li considerano il loro gregge.
I gatti vengono molto spesso a visitare i nostri giardini e a volte si spaparanzano anche sulla strada di fronte alla casa e sono abituati alle brusche frenate degli automobilisti che non desiderano investirli, tanto che alcuni proprio non si scompongono ed è l’auto a doversi spostare.
Tre, quattro volte al giorno assistiamo al rituale di uno stormo di uccelli vari, soprattutto colombi, colombacci e tortore, che volteggiano sulla casa dell’amico degli animali, si posano sui cornicioni e sul tetto, poi scendono a terra a cibarsi della pastura che il tizio sparge sul vialetto cementato di fianco a casa.
Mi sono sempre chiesta perché lo faccia e mi è venuto il sospetto che lo scopo sia quello di permettere alle mamme gatte di addestrare i loro cuccioli alla caccia.
Ultimamente ho notato che, invecchiando, il tizio incomincia ad assomigliare ai suoi cani, sarà per la folta e ispida criniera bianca, per la voce baritonale e lo sguardo un po’ vacuo, per l’andatura pesante e affaticata un po’ incurvata in avanti.
Qualcuno una volta mi ha detto che, alla fine, i padroni assomigliano ai loro cani.

Luglio

https://undentedileone.files.wordpress.com/2019/08/temporale.jpg
mie foto

Un vento da paura
quasi un tornado.
Il cielo tutto nero,
un lampo, due tuonate,
tre gocce d’acqua
che manco terra toccano.
Un merlo, che saltella
e cerca vermi per la sua nidiata,
non si scompone al tuono:
par che lo sappia, lui, che l’acqua,
l’acqua dal cielo, oggi, non cadrà.