Il pane

In questi giorni di solitudine mi sono sorpresa a guardare i resti della grossa pagnotta che avevo comperato e divenuta ormai stantia e mi è tornata in mente la bisnonna, la “nonna Nilda” come la chiamavamo noi bambini, diminutivo di Leonilde, che era nata e cresciuta nei luoghi della dominazione austroungarica e ne tramandava a noi gli usi, i costumi, le fiabe e le ricette.

Così, mi tornò alla memoria il “Bettelmann” il dolce di pane raffermo che ci faceva, a volte, per merenda.

Scoprii da grande che questa ricetta era conosciuta da tempo in tutta l’Europa con vari nomi e infinite varianti: il “Pain perdu” dei francesi, il “mendiant” dei belgi, pure in Inghilterra ne hanno una versione, lo si può fare dolce o salato, cotto in padella o gratinato in forno.

 

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foto presa dal web

Bettelmann (mendicante) ha come base il pane raffermo, il latte, le uova e poi ci si può sbizzarrire con tutto il resto, dall’aggiunta di pezzetti di frutta fresca o secca, di cioccolata a pezzetti, oppure di canditi, uva sultanina. Si taglia il pane a fette, lo si immerge nel latte per farlo rinvenire e poi nell’uovo sbattuto (zuccherato o salato a seconda della ricetta che si vuol fare), si fa dorare il pane in una padella con un po’ di burro, si aggiungono i vari ingredienti e aromi a piacere e dopo aver stufato il tutto a fuoco lento, si versa sul tutto uova sbattute per amalgamare. Il pane può essere sostituito da fette di mele, oppure da fette di brioche, panettone o pandoro che certamente avanzeranno durante le feste.
Per la ricetta dolce ci si può anche permettere di dargli un tocco “flambé” alla fine, con un distillato a piacere, dopo aver spolverato il dolce con zucchero semolato o di canna.

Per una ricetta salata, basta sostituire gli ingredienti dolci con  quelli salati: prosciutto, formaggi, verdure, insomma la fantasia non ha limiti e si può utilizzare ciò che avanza in frigo, pezzetti, bocconi, piccoli avanzi.

Queste preparazioni si possono anche fare in una pirofila da gratinare in forno, se non si vuole perdere tempo a sorvegliare la padella per evitare di bruciacchiare il contenuto.

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foto presa dal web

37 pensieri su “Il pane

  1. La torta di pane raffermo è una ricetta che nella mia vita risale ormai agli anni lontani con mia madre.
    Era un’abilissima maestra nell’arte dei recuperi e non solo del pane raffermo ma anche dei cappotti rivoltati e del risparmio, a cominciare dalla bolletta della luce.
    Ricordo ch’era un genere di torta che mi piaceva molto e quanto al pane, tutt’ora in casa mia, se ne recuperano perfino le briciole: nemmeno queste vanno perse, vengono solertemente raccolte e offerte ai passeri 🙂

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    • Ricordo anch’io i cappotti rivoltati, con le asole rifatte nuove e i bottoni a coprire quelle vecchie (l’allacciatura da maschio a femmina è diversa) e poi il colletto ricoperto con del velluto in tinta per coprire gli eventuali danni. Quando mia figlia andava all’asilo le ho fatto i grembiulini ricavandoli da camicie bianche di mio marito che gli erano diventate strette.
      Basta avere buona volontà e fantasia si può fare di tutto, si può imparare ogni cosa.
      Buona notte Guido, dormi bene.

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  2. ecco, questa ricetta e queste tue parole a presentarla sono in piena sintonia con quanto scrivevo l’altro giorno sul riutilizzo del pane e delle parole. Che piacere leggere di una tradizione che parte da una tradizione di necessità e che è divenuta filosofia di vita.
    ml

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    • Grazie Massimo. Questo tipo di ricette, basate sul recupero e il riutilizzo di avanzi esiste in quasi tutte le culture, soprattutto nelle classi meno abbienti e, alla fine, si scoprono piatti che diventano davvero delle piccole sorprese molto gradevoli.
      Ricordo una storia che mi fu raccontata molti anni fa riguardo a quel dolce che si chiama “zuppa inglese”: si racconta che una signora di buona famiglia, rimasta vedova e con due figli, per mantenersi lavorava come governante in una famiglia molto ricca. Ogni pomeriggio serviva il tea con i pasticcini e aveva l’abitudine di riporre le paste avanzate in una scatola di latta rivestita di carta oleata e, per non far seccare questi dolci li spruzzava con del liquore misto ad acqua e zucchero, facendo alcuni strati fino a riempire tutta la scatola.
      Ogni domenica si recava a trovare i suoi figli che erano in Istituto e portava con sé la scatola con i dolci da offrire ai suoi figli.
      Molte ricette antiche raccontano una storia, vera o di fantasia, che racconta il nostro passato.
      Buona notte Massimo, dormi bene.

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    • Cavaliere, la nonna Nilda diceva anche che “i ragli d’asino non salgono al cielo”.
      La prima volta che passi di qua te lo preparo io il “Bettelmann” vedrai che ha poco a che vedere con il pappone di cui parli, ma che è una vera delizia, anzi una “delikatessen”, e se non lo mangi tu, lo farà il tuo cavallo che si leccherà i baffi.

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      • Mah … vieni piuttosto Tu da me, cara la mia Nedina e vedrai : al posto di quel mix di cose rafferme, potrai goderti un paninone fresco, ricavato da una pagnotta croccante di Genzano, e mezzo chilo di porchetta ‘calda calda’ di Ariccia, e poi mi saprai dire cosa è meglio !
        Il mio cavallo si leccherà i baffi ove Tu dessi anche a lui ( o solo a lui ) quel famigerato bettelmann ??? 😳
        Noooono, bella mia, il mio cavallino ha il palato fino, è abituato a nutrirsi col meglio della tavola … e se Tu ti avvicinassi col pappone tentando di appiopparglielo in toto o in parte, ti scalcerebbe senza pietà ! :mrgreen:

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    • Dipende sempre da che cosa si aggiunge al pane e in quale quantità, sia per le ricette dolci che salate. Si tratta di piatti di recupero. Io direi che una porzione salata può essere paragonata a una pastasciutta piuttosto ricca e una porzione dolce può essere paragonata a una porzione di zuppa inglese o di panettone.

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