1990

Sono stata in soffitta, stamane.
Nella zona “giocattoli” ecco il cavallo a dondolo di legno che mio fratello regalò a mia figlia quando aveva due anni e, poco lontano, le due case della Barbie: la prima, costruita da me nel 1990, e l’altra che le regalarono gli zii dopo qualche anno.

Mia figlia, all’epoca, frequentava l’ultimo anno di scuola materna, ma, a settembre, la scuola non aprì. A causa di una bega all’interno dell’amministrazione comunale la scuola restò chiusa per un paio di mesi ed io ne approfittai per concedere a me e a mia figlia un paio di settimane in visita a due città che amavo molto: Mantova e Verona.

A Verona ci andammo all’inizio di novembre e i negozi erano già pieni di addobbi e merci natalizie, perché anche a Verona si festeggia la Santa Lucia che porta i doni ai bambini buoni e anticipa le feste.
In un grande negozio del centro in vetrina faceva bella mostra di sé la “villa” di Barbie, tutta rosa, grande, con il tetto spiovente e molte stanze tutte arredate.
Uno spettacolo.
Mia figlia si incantò lì davanti, con gli occhi sgranati e ripieni di stelle.
Io osservai il cartellino del prezzo: Lire 310.000 (la paga di una settimana di lavoro di mio marito, di duro lavoro).

Spiegai a mia figlia che Santa Lucia non poteva portare quel dono così costoso a casa nostra, che non sarebbe stato giusto perché avevamo già tanti giochi, e vestiti e cibo, mentre i bambini dei Balcani soffrivano la fame perché c’era la guerra.
Giuro che mi sentivo un verme e un’ipocrita in quel momento, mentre guardavo i due lacrimoni scendere dagli occhi di mia figlia.
Mio marito non avrebbe detto nulla se io avessi comperato quel giocattolo, adorava la figlia, inoltre io non avrei mai dato in elemosina una cifra del genere.

Mia figlia sapeva già scrivere, in stampatello e sgrammaticato, ma scrisse la sua letterina a Santa Lucia, molto per tempo, nella quale chiedeva che a lei portasse quello che voleva, ma che portasse del cibo ai bambini che vivevano la guerra.
Ero in pena, pensavo che la bimba andasse premiata comunque. Osservando le cose che avevo in soffitta, mi venne l’idea di costruire io una casa per le Barbie.
Lavorai per tre settimane in soffitta, mentre la bimba era all’asilo, assemblando pezzi eterogenei, laccando, incollando carte regalo a guisa di carte da parato, costruendo mobiletti in compensato, libricini e quadernetti minuscoli, quadretti alle pareti, vestitini, coperte, centrini, arredando con altri mobiletti poco costosi acquistati al mercato e con stoviglie in miniatura sia in metallo, che in porcellana e in plastica. Un verduriere mi regalò una grossa cassetta per la frutta, che dipinsi di rosso, vi applicai un coperchio a mo’ di cassapanca, apribile con cerniere e la rivestii internamente con tessuto imbottito: poteva servire da sedile e anche come contenitore.

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mie foto
mie opere

Mio marito rise molto quando mi aiutò, la notte di Santa Lucia, a portare il tutto in casa, nel corridoio fuori dalla stanza di nostra figlia. Una letterina speciale, degli angioletti di Santa Lucia, spiegava a mia figlia il perché di quei doni, accompagnati anche da un libro illustrato che raccontava la storia degli angioletti della santa.

Per diversi anni, la magia accompagnò i giochi infantili della bambina.
La casa è ancora lì, in soffitta, con tutti i suoi accessori, un po’ impolverata, ma quando la guardo sorrido e mi sento ancora un po’ fatina e un po’ maghetta.