
mie foto – bacche di rosa canina
Qualche anno fa, mia figlia mi regalò uno smartphon e mi insegnò ad usarlo.
Fra le applicazioni che lei mi inserì ci furono anche Whatsapp e Instagram.
La prima per tenermi in contatto con lei senza ossessionarla con le telefonate di una madre ansiosa che si preoccupa per la figlia lontana e la seconda che mi permette di partecipare un poco al suo mondo, tramite le foto e i filmati che posta giornalmente.
Per alcuni anni mi limitai ad usare Instagram esclusivamente per guardare i post di mia figlia.
Ultimamente, come già accaduto per altri social, anche Instagram richiese che mi iscrivessi per averne l’accesso altrimenti non avrei più visto le foto che mia figlia pubblicava. Lo feci e pubblicai anche prima una, poi altre due immagini, tanto per dimostrare che usavo questa applicazione e da quel momento mi si aprì un mondo che fino ad allora mi era stato sconosciuto.
Il mondo di Instagram con tutti i filmati (ho scoperto che si chiamano “reel”) e le foto pubblicate da ogni parte del mondo.
Vi prego, non ridete della mia ignoranza, ma la prima volta che, dopo aver pubblicato le mie foto e aver visto il post di mia figlia, mi apparvero miriadi di altri post di utenti a me sconosciuti, mi prese pure un accidente: pensavo di aver fatto qualcosa di strano e di aver combinato chissà quale casino, visto che io seguivo solo mia figlia e non avevo aperto alcun contatto con altri utenti.
Uno strano mondo questo. Sono rimasta affascinata dalle capacità manuali di artigiani, sia maschili che femminili, che presentano i propri lavori artistici, pittura, scultura, ricamo, maglia uncinetto, chiacchierino, tessitura, macramé, taglio e cucito, oreficeria, bigiotteria, intarsio, mosaico e altro ancora. Cibi da tutto il mondo e ricette in tutte le lingue, immagini di paesaggi lontani e poco conosciuti, filmati su gatti, gattini, cani e altri animali.
Quello che invece mi ha meravigliato sono le innumerevoli foto, filmati, sui bambini, esposti un po’ troppo, a mio avviso, in un mondo digitale che sembrerebbe usarli quasi come oggetti da mostrare.
E poi c’è tutto il mondo di immagini e filmati evidentemente contraffatti, alcuni quasi perfetti, molti così palesemente falsi da chiedersi come qualcuno possa confordersi o crederci.
A volte mi chiedo che cosa resterà di noi, esseri umani, dopo la nostra inevitabile estinzione. Di tutte le cose che noi facciamo, produciamo, di tutte le immagini che scorrono in questo labile e fuggevole mondo digitale, che cosa rimarrà a dimostrare che noi siamo passati su questo pianetino, soprattutto a chi interesserà tutto ciò, dopo di noi?