
Pastello
mie opere
È un uomo di sessant’anni ormai, ma quando lo osservo il termine che mi viene in mente è ragazzo.
Da noi c’è un detto “gha manca nœf eti per fa œn chilo” (gli mancano nove etti per arrivare a un chilo).
Lo si dice per quegli individui il cui cervello non si è sviluppato del tutto, che sono rimasti un po’ bambini, ingenui, incantati, anche se, all’apparenza, sembrano normali.
Ha sempre lavorato e, spesso, non si è nemmeno accorto delle cattiverie altrui.
Vive in un mondo tutto suo e si racconta fiabe nelle quali crede e riesce, a volte, a farle credere anche a chi lo ascolta.
Sua madre, molto anziana e con la quale vive, se lo coccola ancora come quando era un bambino vessato dai compagni di scuola che non capivano questa sua diversità.
Sì, perché, nonostante tutto, lui ha un amore appassionato e smisurato per tutto ciò che è bello, che è arte.
Ogni museo, ogni galleria, diventano un mondo in cui entra, osserva ogni opera, ogni dipinto, penetra nelle opere, ne coglie l’essenza, l’anima, ne vive le emozioni trasmesse, in modo conscio o inconscio, dall’artista che le ha create.
Non sa nulla di storia dell’Arte, di tecniche; parla con gli artisti presenti, ma ha parlato anche con quelli che non ci sono più, li ha visti ha conversato con loro.
Alcuni artisti, che anch’io conosco, mi hanno raccontato di essersi meravigliati per la profondità di giudizio che lui ha avuto di fronte alle loro opere esposte.
È vero, riesce a leggere le opere vedendone l’essenza emotiva, proprio come certi bambini che si incantano di fronte alla meraviglia del bello.
E poi ci sono i suoi sogni, le fiabe notturne che lo colgono nel sonno e che lui riesce a descrivere in modo coinvolgente.
Sogni pieni di fiori, di luci e colori, di animali fantastici, di panorami mozzafiato, di simboli che richiamano alla natura incontaminata, al benessere universale, alla gioia e vorrebbe essere capace di dipingerli per far vedere a tutti quanto potrebbe essere bello e piacevole quel mondo che lui sogna.
Così li racconta a tutti gli artisti che incontra, sperando che, un giorno, qualcuno li possa trasferire su una tela.