Catocala

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Questa farfalla, di solito notturna, era posata vicino al vaso dei tagete e ho avuto la fortuna di riuscire a fotografarla un secondo prima che spiccasse velocemente il volo.
Quando è volata via ha allargato le ali posteriori molto vivaci e se fossi stata un merlo famelico non sarei però riuscita a trovarla sul terreno brullo dove si era posata chiudendo le grandi ali scure sopra quelle variopinte, perché avrei cercato qualche cosa di arancione, mentre lei era immobile e di colore grigio/marrone terroso.
Si tratta di una farfalla molto grossa, circa 10 cm, con un corpo tozzo, probabilmente molto appetitosa per i predatori.
Il bruco si nutre di olmi, salici o frassini, ce ne sono varie specie di queste grosse farfalle e anche i bruchi si mimetizzano bene sui rametti.
In giardino noi abbiamo olmi e salici.

Ultimi giorni di luglio 2020

Dopo i nubifragi e il temporale della notte scorsa, l’estate è esplosa in tutto il suo fulgore.
Sono perfino scomparse le gazze e i merli in giro sono pochi, anche se il Bacco, l’uva nera dai chicchi piccoli e dolci, sta già maturando alla grande.
La capinera viene a cibarsi delle bacche del sambuco e i piccoli melodiosi luì svolazzano rapidi fra i rami dell’ulivo in cerca di insetti.

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sambuco nero nato spontaneamente a lato della scala di accesso.
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Sul vecchio fico stanno maturando i frutti scuri e piccoli dal sapore mielato e gli stornelli se ne sono accorti.

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Il vecchio fico davanti alla porta di casa e la verbena odorosa abbarbicata alla ringhiera e rifugio invernale della locusta “Eugenia”
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Chissà dove sono finite le gazze, ormai ero abituata a vederle zampettare in giardino e una era perfino venuta a curiosare in casa attraverso il vetro della porta d’entrata.
Ho raccolto le prugne blu, erano due anni che non si riusciva ad averne, devastate dalla cimice asiatica.  L’autunno scorso e questa primavera c’erano molte cince che di solito amano cibarsi delle cimici e quest’anno di cimici ne ho viste poche.

I miei nuovi vicini di casa, tre famiglie, imparentate fra loro, che abitano nello stesso stabile formato da tre appartamenti, hanno abbattuto tutti gli alberi del loro giardino: un grande pioppo cinquantenne, un olmo, il filare di cipressi argentati…piazza pulita.
Forse li sostituiranno con alberi da frutta, oppure giocheranno a pallone nello spazio ottenuto.

Storia di una clematide

Parecchi anni fa, decisi di acquistare una passiflora.
Il negoziante, conscio della mia totale ignoranza in materia e consapevole che le piantine rampicanti di quel tipo un po’ si assomigliano quando sono piccole, mi diede una clematide, che, naturalmente io riconobbi solo quando fiorì.
Alla iniziale disillusione e alle numerose giaculatorie inviate al malcapitato, infine si sostituì una piacevole soddisfazione nel vedere i magnifici fiori blu intenso.

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Scoprii, in seguito, che la clematide era una “Sang du roi” e incominciai a sperare che, crescendo, avrebbe riempito di foglie e fiori la parte della recinzione presso la quale l’avevo interrata, vicino a una bella ortensia rosa e a un rigoglioso melograno.

Non fu così.
Nonostante io l’avessi protetta con qualche paletto di segnalazione, inevitabilmente veniva calpestata, se non addirittura recisa, decapitata, rasata, da mio marito quando tagliava le erbe infestanti ai bordi del prato con il suo decespugliatore e, nonostante ogni volta, contrito e spiacente si profondesse in molte scuse, ripeteva l’errore almeno una volta l’anno, tanto che mi ero rassegnata, pensando che a lui quella povera piantina fosse antipatica.

L’anno scorso, ormai sufficientemente rigogliosa, la sua fioritura è stata splendida, ma in autunno, uno degli operai che venne a ripulire il giardino, anche se gli avevo fatto presente l’esistenza, ben evidente tra l’altro, della mia pupilla, si fece scappare la mano e la rase al suolo.
Di fronte alla sua faccia costernata non ebbi il coraggio di inveire.
Nonostante tutto, questa primavera la poverina rinacque e a maggio aveva parecchi boccioli ed io mi aspettavo una florida visione di bei fiori blu, ma, uno degli operai che vennero a ripulire il giardino, decise che l’erbaccia andava rasata.

Ho resistito al desiderio di spaccargli sulla schiena la vecchia ramazza di saggina, ho raccolto le misere spoglie della mia amata e ho pensato che un destino assurdo e crudele doveva essere legato a quella poveretta.
Però, ecco, mi sono accorta in questi giorni che la testarda è ben decisa a non lasciarsi abbattere e ha fatto nascere dalle radici nuovi germogli che stanno rapidamente crescendo.

Forse, quest’anno, non riuscirà a fiorire, ma questo autunno, mi ergerò con cappa e spada a difendere la mia clematide, quando verranno gli operai a pulire il giardino e brucerò con gli occhi chiunque cercherà di avvicinarsi ad essa.

Cumulonembi, celle e supercelle

Questo agosto pazzoide ha devastato alquanto le zone a noi limitrofe e anche un po’ qui, nel nord della nostra zona.

Si è parlato di “supercelle HP”, in pratica di “cicloni” simili a quelli delle terre dei monsoni, meno violenti, più rari per fortuna.

Il mio paesello è abbastanza fortunato perché si trova in una “bassa”, quasi una conca, e i temporali ci girano intorno andando a sfogarsi altrove; a volte ne becchiamo le code che non sono mai pericolose come il loro culmine.
In questi ultimi anni, però, abbiamo subito anche noi i cambiamenti che hanno causato periodi di siccità alternati a potenti temporali, portati, appunto, dalle “code” delle supercelle nate nei territori di nord-ovest e passate poi a poca distanza da noi.

Nei giorni scorsi abbiamo avuto un temporale “asciutto”, uno di quei temporali ad alta quota, in cui i fulmini corrono da nuvola a nuvola senza scaricarsi a terra, con lampi, tuoni, brontolii, borbottii, tonfi, rotolamenti…e l’impressione che si stia per scatenare il finimondo ma, dopo un po’, il vento si porta via tutto e ritorna la calma.

Scattando foto in continuazione, dalla finestra di casa, sono riuscita a cogliere almeno uno di quei “bagliori”.

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Pensieri in libertà

 

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Stampa calcografica da punta secca su rame
mie opere

Cielo coperto, oggi, breve una brezza leggera accarezza la pelle.

Sussurri e voci lontane, spezzate, rumori ovattati, raggiungono queste stanze vuote e silenti, prima che lo schiamazzo e le urla dei vicini irrompano, senza riguardo, in questa piccola pace.
Un gatto miagola furioso il suo amore momentaneo davanti la siepe del giardino ove dimora un’odorosa gattina. Speriamo gli si conceda prima che faccia notte o il padrone di casa lo prenderà a randellate.

Le statistiche dicono che il reddito annuo pro capite di noi italiani è di trentaduemila euro. Davvero? Ma a chi mi devo rivolgere, quindi, per avere i ventitremila euro che mancano al mio? Anche se, a pensarci bene, un prete una volta aveva detto che noi casalinghe non dovremmo avere diritto a una pensione di reversibilità, visto che non abbiamo fatto nulla, nella nostra vita.
Ricordo la rabbia di mio marito, se non lo avessi fermato gli avrebbe mollato un pugno sul naso. “Tu- gli urlò-tu sei un fannullone che vive a spalle degli altri. Le nostre donne, casalinghe, lavorano più di noi uomini, si curano di noi, dei nostri figli, dei nostri vecchi. Sono attive ventiquattro ore al giorno e sono più utili di te alla società.”
Ho sentito che qualche parlamentare la pensa come quel prete.
Chissà, forse, in futuro le vedove che furono casalinghe andranno a mendicare il loro pane quotidiano, come facevano nel medioevo.

Ho fatto anche stamane il mio dovere, come ogni giorno: ho annaffiato i fiori e qualche pianta, le erbe aromatiche e un po’ di quelle spontanee.
Questo orto-giardino-frutteto ormai è solo la parvenza, l’ectoplasma di ciò che era una volta. Guarda, sta morendo anche il giovane ciliegio piantato tre anni fa, dove c’era l’inserto si è prodotto un fungo, ha invaso il tronco e il ramo. Tanto da due anni di ciliegie qui non se ne sono viste, e non solo nel mio giardino.

Abbiamo raccolto le albicocche dalle quattro piante prima che le cimici e le formiche le devastassero del tutto, erano anche state danneggiate dalla grandine. La grandine ha massacrato anche la povera pianta di carciofo. Niente frutti quest’anno e nemmeno quello stupendo fiore che lasciavo, ultimo, sulla pianta, per goderne il colore intenso e toccare la morbida elasticità della sua “barba” colorata di blu-viola.

Che cosa mi farò per pranzo oggi? Era così divertente cucinare quando la casa era piena, ma questo vuoto, ora, non favorisce il desiderio di manicaretti, il piacere di tavole imbandite, la voglia di passare del tempo a progettar ricette nuove.

Le gazze e le tortore stanno facendo il diavolo a quattro: altri gatti maschi sono venuti a fare la corte alla gattina.
Con questo caldo dovrebbero starsene tranquilli a dormire all’ombra.

A me basterebbe una piscina in cui sguazzare, senza rumori intorno e senza zanzare.

Sfinge testa da morto

In questi giorni ho scoperto un nuovo inquilino nel mio giardino.

Era abbarbicato a un ramo del cespuglio di erba Luisa (verbena odorosa) che si trova agganciata alla ringhiera della scala di accesso alla casa.
Si tratta del bruco che si trasformerà in una farfalla “sfinge testa da morto” forse la farfalla notturna più grossa, dopo la grande “pavonia maggiore” dei saturnidi.

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bruco
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Anche il bruco è bello grosso, lungo una dozzina di centimetri circa e grosso più del mio pollice: un bel salsicciotto grasso e robusto, con il classico cornetto degli sfingidi sul posteriore.
L’ho visto brucare le foglie della verbena che sono belle durette e le sue potenti mandibole mi hanno fatto pensare che forse è meglio non disturbarlo, potrebbe mordere anche me senza alcuna fatica.

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una cavalletta in visito al bruco
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Questa è la prima volta che vedo un bruco così grosso. Era ben mimetizzato dal suo colore giallo verdognolo e, dalla dimensione ormai raggiunta, dovrebbe essere all’ultimo stadio prima di trasformarsi in crisalide. So che non avrò il piacere di fotografare la trasformazione in crisalide e poi in farfalla, perché le sfingidi scavano delle gallerie nel terreno e vi entrano per compiere queste ultime fasi della metamorfosi e poi usciranno di notte come farfalle.

Avevo avuto segnali della sua presenza in questi ultimi mesi: cilindretti neri sui gradini della scala, via via sempre più grossi, tipici degli escrementi dei bruchi, sofferenza in certi rami della pianta con la scomparsa di foglie, un paio di volte delle piccole chiazza di liquido nero consistente sui gradini, quando il bruco mutava, ma, non avendo idea di che cosa cercare mi sono limitata a pulire.

Qualche leggenda narra che questa farfalla sia foriera di disgrazie, io non sono superstiziosa e sinceramente non ci credo.
Ricordo però che quando avevamo le api ne ho trovate alcune mummificate all’interno delle arnie. La “testa da morto” è ghiotta di miele e a volte ne fa scorpacciate tali da impedirle poi di guadagnare l’uscita dall’arnia in modo veloce, così viene assalita dalle api inviperite che la uccidono e la ricoprono di propoli per impedirne la putrefazione.

Cliccando sulle immagini potete ingrandirle e godervi i particolari del bruco.

 

Erbe spontanee

Finalmente la piantina sconosciuta è fiorita. Si tratta di un’ombrellifera alta quasi un metro, di una delicata bellezza ed eleganza, con i fiori dal leggero profumo, visitata da molti insetti. Credo si tratti di una “angelica”.

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Angelica
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Infiorescenza di angelica
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Poco lontano ce n’è un’altra più piccola.

 

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la piantina più piccola (mie foto)

Nel frutteto, il convolvolo sta creando il suo invadente tappeto come l’anno scorso, per la gioia degli occhi e di tutti gli insetti cercatori di nettare.

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Non occorre che lascio ciotole di acqua per api e farfalle: annaffio al mattino presto e gli insetti si nutrono delle gocce d’acqua che rimangono sulle foglie, senza correre il rischio di annegare cadendo nelle ciotole.

Ingrandendo le foto a pieno schermo potrete godere dei particolari e anche vedere un paio di coccinelle innamorate.

Ritorno alla natura

Ho lasciato che le erbe spontanee invadessero quella parte del mio giardino che Federico coltivava a orto.
Si tratta di un appezzamento di terreno che si trova lontano dalla strada e che non può infastidire alcuno.
Ci sono erbe che superano abbondantemente il metro di altezza e i loro fiori attirano api e farfalle, bombi e altri insetti utili all’impollinazione e che potrebbero contrastare l’invasione di quelli nocivi.
Molti uccelli becchettano i semi dopo la fioritura e spero che ritornino anche le piccole bisce, qui le chiamiamo “siborbole”, che abitavano anni fa il nostro giardino e con le quali mia figlia giocava accarezzandole e proteggendole.
Il passaggio dalla falce manuale alle falciatrici meccaniche ne ha fatto strage e non ne abbiamo più viste.

Qui di seguito una galleria di immagini di quello che scopro giorno dopo giorno: dalla falsa fragola alla malva, dai punti d’oro ai vari tipi di cicoria selvatica, il papavero ornamentale e l’alchenchengi, la violetta gialla, il trifoglio e le ombrellifere, infine la melissa, la salvia e il rosmarino, la lavanda, l’origano e il timo circondati dall’acanto, residui delle coltivazioni precedenti come i fiori del prezzemolo che attireranno le grandi farfalle macaone e anche qualche piantina che non conosco e che aspetto che fiorisca per capire che cosa sia.

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malva

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salvia, rosmarino e melissa sullo sfondo

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lavanda

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punti d’oro

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cicoria

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origano, timo e acanto

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violette gialle

 

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??? aspetto che fiorisca poi spero di capire che cosa è

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alchenchengi

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trifoglio e ombrellifere

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prezzemolo in fiore

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papavero

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cicoria

 

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falsa fragola
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Curiosità nel mio giardino

E sempre per gli amanti della natura, ecco alcuni visitatori del mio giardino:

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Questa è una larva di coccinella.
La prima volta che l’ho vista m’ha preso un accidente: non sapevo che razza di insetto fosse, sembrava un panzer marziano. Poi ho scoperto che ce n’erano in grande quantità e correvano come matte di qua e di là, sulle rose, sui limoni…Così ho cercato nei miei libri e ho compreso quanto fossero utili, perché sono le larve delle coccinelle che divorano gli afidi e le abbiamo lasciate fare: che se li mangiassero pure tutti.

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Mantide religiosa, maschio.
Vagava sul muro di casa.
Il maschio è più piccolo e affusolato della femmina.
Le mantidi si muovono a scatti, lentamente, come se fossero mezze paralizzate.
Ne trovo sempre qualcuna in giro, a caccia di altri insetti.
Una volta un uccellino luì svolazzava intorno alla testa di Federico e non riuscivamo a capire che cosa avesse, poi sfrecciò sulla sua spalla e prese al volo una mantide che si era posata lì.
I luì amano le farfalle, le mantidi e un sacco di altri insetti e se li mangiano con gusto.

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Dulcis in fundo una bellissima podalirio.
Era talmente ubriaca del nettare dei fiori di limone che si è lasciata avvicinare a un palmo di naso e sono riuscita a fotografarla.

Argiope fasciata

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Argiope fasciata
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L’ho visto questa mattina, tra i pomidoro. Questa è sicuramente una femmina, perché il mio libro dice che di questa specie, il maschio è intorno al mezzo centimetro, la femmina è circa un centimetro e mezzo. Ma questa è più grossa. Non ne avevo mai viste di così grosse.

Io non amo i ragni, anzi. Però questa non la tocco.
Ci starò attenta, girerò al largo, ma non la tocco: spero che si divori tutte le cimici che hanno invaso i pomidoro.

argiope con ragnatela rinforzata

In questa foto si vede bene il rinforzo della ragnatela  che serve al ragno per catturare prede come le cavallette.
I pomidoro che si vedono non sono dei datterini, ma dei cuore di bue.