C’è che certi giorni sono così ovattati, grigi, freddi e disadorni, privi di ogni attrattiva e allora io mi appallottolo e mi rifugio su un’ampia poltrona a covare una mente vuota.
C’è che aspetto che il sole sbuchi tra le nuvole e scaldi il vetro di una finestra e sto a guardare, così, quel poco di verde che è rimasto nel prato ormai incolto, zazzeruto come il pelo tignoso di un gatto troppo invecchiato.
C’è che “Eugenia” se ne sta ancora appollaiata contro il ramo di erba Luisa, tutte e due in letargo ad aspettare la prossima primavera, tutte e due, Eugenia, la grossa locusta e l’erba Luisa.
C’è che ho pasticciato un foglio con cupi colori, a macchie e non so neppure che cosa ricavarne…
e allora ho tirato fuori tutti i colori dell’arcobaleno per dare un po’ di luce a una giornata scolorita.