Millenovecentosettantré

 

Malghes - disegno a punta d'argento, di Neda

Malghes – disegno a punta d’argento,
mie opere

Ritorneremo un giorno, forse,
a coltivar la terra,
come i nonni dei nostri nonni?
Ho paura di vivere, io, domani,
ho paura, sì. Eppure
non è lontano il tempo della terra,
ma lo ritroveremo ancora?

Avvolto in un bel cellophane,
inodoro, asettico, sterile,
chimicamente reso improduttivo,
il bel campo del nonno,
quello dietro al vigneto,
dove c’era seminato il saraceno,
chissà se si ricorda ancora
l’odore dello strame.

E le api?
Il miele mangiavam d’inverno,
solido, granuloso e dolce
sul pane riscaldato sulla piastra
della stufa vecchia.
Nonna sbatteva il burro
nel fiasco verde, senza paglia.

Io…io non capivo
la fatica e il freddo,
l’acqua sul frumento a primavera,
l’urla del maiale
quando lo scannavano sull’aia.
Io non capivo.

Poi, al saraceno sostituirono ferriere,
anidride solforosa all’acqua marzolina,
al grano, la termonucleare.
C’era il vigneto a pergola
e l’ape sulla lavanda,
ora c’è un maglificio.

La vacca rossa, la Bionda,
non c’è più, forse è morta di vecchiaia
e riposa, chissà, nel paradiso delle bestie:
noi abbiamo l’automobile.

M’adatto, tra la tranquillità e l’idiozia.
Forse son ottimista
se penso che torneremo, un giorno,
a coltivar la terra
come i nonni dei nostri nonni,
o, forse, non capisco ancora.

28 novembre 1973.