
Si chiamava Agapito.
A diciassette anni fuggì da casa per aggregarsi ai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e combattere nella seconda guerra d’Indipendenza.
Completati gli studi fu Maestro nelle Scuole primarie dell’epoca, nel suo territorio di origine, il Veneto.
Si sposò ed ebbe cinque figli, due maschi: Ricciotti, detto Ciro e Rienzo (da Cola di Rienzo) e tre femmine: Anita, Teresita e Mentana che fu la mamma di mia nonna materna.
Dopo quarant’anni di insegnamento il Re gli conferì una medaglia d’oro, il titolo di Cavaliere e una congrua somma in denaro che gli permise, tra l’altro, di acquistare il terreno su cui costruì la propria tomba di famiglia, sobria, quasi spartana.
Dei suoi figli ho alcune fotografie e una cartolina scrittagli da Rienzo a Natale del 1908 da Milano.
Di Ricciotti (detto Ciro) invece, da una Gazzetta Ufficiale del 1932 si viene a sapere che ha seguito la carriera militare ed è Tenente di Complemento, nell’Artiglieria, ma viene sospeso dal grado, ovvero, lui, figlio di un garibaldino, forse socialista d’animo, rifiuta di iscriversi al fascismo.
Anita dev’essere morta molto giovane, infatti la mia bisnonna Mentana dà il suo nome a una delle proprie figlie.
Teresita si sposa è ha una sola figlia e da documenti ufficiali si evince che nel 1925 era iscritta all’albo comunale come albergatrice e “caffettiera” nel suo paese natale.
Mentana, la mia bisnonna si sposò ed ebbe sette figli, la prima fu mia nonna il cui nome io ho trasmesso a mia figlia.
Nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze si conserva uno scritto di Agapito, edito a proprie spese nell’anno 1900 che riguarda: “Relazione sull’insegnamento agrario, impartito nella scuola elementare di Pontepossero (Sorgà) durante gli anni scolastici 1898/99 – 1899/1900” edito a Mantova, tipografia A. Mondovi e Figli.
Agapito morì a 84 anni e un anno dopo morì anche sua moglie Maria Luisa, insegnante anch’essa.
Mia madre, che all’epoca era molto piccola, ricordava però molto bene i suoi bisnonni, la loro casa piena di libri e di bei dipinti, nella quale mia nonna, sua madre, aveva trascorso l’infanzia e anche mia madre vi fu accolta parecchie volte.
Non è stato facile risalire a ritroso nella storia familiare, cercando documenti che confermassero i ricordi tramandati.
Ma è importante conoscere le proprie radici, per comprendere meglio se stessi e anche la propria storia personale.
Sono d’accordo e anche io ho ricordi che cerco di ritrasmettere. Mio figlio vive in Austria e guarda caso c’è una trisnonna austriaca.
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La mia ricerca sulle mie origini è stata quasi un’ossessione, visto che ho trascorso 10 anni in orfanotrofio, sradicata dalla famiglia. Per fortuna ho trovato molti documenti conservati dai miei nonni e da mia madre, poi l’aver anch’io conosciuto tre bisnonni e tre nonni mi ha aiutato anche nel contatto con vari parenti anziani, come i cugini di mia madre o le sorelle e i fratelli delle mie nonne, con i quali ci siamo scambiate le varie informazioni.
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Che bello! vecchi ricordi, e storia di famiglia…..ciao Neda
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Ciao Mirna, grazie.
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È interessante quello che racconti… anche i nomi sono significativi.
Buon Pomeriggio.
Quarc
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Già, significativi davvero. Ciao Alessandro.
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Quanti figli e figli dei figli 🙂 Era così un tempo…
Adesso c’è l’Africa dove si stima (se ricordo bene) un ben 70% della popolazione stimata totale che è sotto i trent’anni… chiaro che si contendono gli avanzi della miseria tra guerre e corruzione dilaganti… l’Europa diventa golosa obiettivo… futuro nostro poco promettente
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Due considerazioni. Pensa Guido che ho una foto (1903) di Mentana con il marito, ultimo di sei fratelli. Nella foto al centro c’è il suocero di Mentana, dietro in piedi i sei figli maschi, sedute davanti le mogli con i bimbi più piccoli in braccio (mia nonna nata da poco è in braccio alla madre) e in primo piano, accoccolati in terra, gli innumerevoli nipoti.
Per quanto riguarda l’appetibile Europa, trent’anni fa scrissi in un mio diario che la nostra epoca è molto simile a quella dell’Italia del V° Secolo d.C. e che l’Europa è paragonabile a una bella tovaglia da picnic sulla quale è distribuito un appetitoso e lauto pasto e intorno ci sono milioni di formichine affamate…molto difficili da allontanare.
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Mi piace l’idea della tovaglia da pic-nic…. 🙂
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Già, piuttosto pertinente a questi nostri tempi.
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Ricordi preziosi ❤
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Penso spesso anch’io di conoscere la vita dei miei avi.
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verissimo! Dovremmo conoscere le nostre origini per capire bene noi stessi… Bel post, molto interessante.
A volte mi stupisco della tua memoria.
Buon lunedì 🙂
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Vero che ho ancora una buona memoria, ma ho anche molte agende e quaderni pieni di appunti che la rinfrescano, e la tengo allenata con ricerche su vari argomenti, letture, sudoku e giochi enigmistici.
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anch’io faccio come te, ma non ho agende e quaderni di ricordi…purtroppo
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Ho iniziato fin da piccola a prendere appunti sulle cose che mi interessavano o mi colpivano e a mettere sulla carta alcuni miei pensieri. Certo non lo faccio tutti i giorni, a volte per mesi non scrivo nulla, solo quando ne sento il bisogno, oppure per ricordare qualcosa o approfondire un argomento e confrontando alcuni testi fra loro.
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è così che dovrebbe essere… ci dovremmo muovere in base agli interessi che abbiamo :-)..sono le nostre passioni che ci spingono ad andare avanti
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straordinaria questa ricostruzione in cui già i nomi scelti da Agapito per i figli raccontano le sue idee e la sua vita.
ml
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Era Garibaldino fin nel midollo a quanto pare. C’è anche da dire che il paesello in cui ha vissuto era ben piccolo e lui e la moglie, insegnanti entrambi, (in più lui circondato da un’aura eroica) erano certamente figure rispettate, di spicco.. Sulla sua tomba furono incise parole molto “roboanti” sicuramente non dettate dallo stesso Agapito e che io mi sono sentita quasi in imbarazzo quando le ho lette (forse erano tratte dalla “motivazione” che accompagnava la medaglia d’oro e il titolo di Cavaliere che gli furono concessi).
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Quanto ti invidio! Figurati che io non ho conosciuto neppure uno dei miei nonni. Dei molti zii solo una zia. Le mie radici si fermano pochissimo oltre mio padre e mia madre.
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Io sono riuscita a ricostruire le radici di mia figlia fino a i miei trisavoli materni e paterni e fino ai bisnonni di mia figlia per quanto riguarda la famiglia di mio marito. Ne ho trascritto i nomi, le date, con tutto ciò che ho trovato delle loro discendenze: documenti, atti, foto, lettere, cartoline…insomma, perfino i veli da sposa di due nonne e di una bisnonna, che non erano bianchi, ma neri, di pizzo, molto belli, uno dei quali di seta pura.
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Eccezionale! I traslochi e altri casi della vita spesso non lo permettono. Poi ripescare i documenti e gli oggetti diventa impossibile. Tu hai risolto anche questo rebus!
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Molto ho recuperato dalla casa dei miei nonni materni quando sono morti. I veli da sposa me li hanno dati personalmente le nonne e la bisnonna che è morta quando avevo dieci anni. Mia madre ha traslocato dalla casa di suo padre a quella propria in cui è vissuta tutta la vita e io ci sono vissuta da quando sono uscita dall’orfanotrofio. Quando ho deciso di sposarmi abbiamo costruito la nostra casa comunicante con quella di mia madre, dove ci sono due grandi soffitte e due grandi cantine. sarà un problema per mia figlia tenere o buttare tutto il materiale che è stato accumulato nel corso delle nostre e precedenti vite. Comunque i documenti ufficiali sono contenuti in cartelle facili da conservare. Molte notizie, si trovano negli archivi di stato e nelle Gazzette Ufficiali, basta aver voglia di cercare visto che molto materiale è digitalizzato.
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retrocedere nella storia famigliare è un viiaggio che mi ha sempre affascinato, ma parecchi eventi disastrosi hanno cancellato le memorie oltre i bisnonni.Mi ero promessa durante le superiori di attingere all’archivio di stato per risalire l’albero genealogico, ma poi ho rinunciato
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Difficile risalire molto indietro, anche perché nell’epoca in cui tutto veniva scritto a mano ci sono parecchi errori, trascrizioni errate (mancanza di lettere doppie oppure raddoppiate per sbaglio, a che diventano o, ecc.) e io ne sono la prova perché ora il mio cognome è diverso da quello di mio padre: in una trascrizione di quando ero bambina, all’anagrafe mi hanno mangiato una doppia e non c’è stato verso di poter rettificare. Con la digitalizzazione hanno anche tolto di mezzo alcuni nomi propri.
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Bella ricerca bella storia 💞
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“è importante conoscere le proprie radici, per comprendere meglio se stessi e anche la propria storia personale.”
Ti capisco benissimo perché è la stessa esigenza che ho iniziato a sentire anch’io: ricostruire la storia della mia famiglia per ritrovare le mie radici.
Ne vale sempre la pena.
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