Inevitabili cambiamenti

Da ieri la squadra dei potatori sta lavorando alacremente.
Ieri sono state potate le grandi piante, quelle che superavano i quindici metri di altezza e sono state ridotte, per così dire, ai minimi termini di sopravvivenza: la magnolia, il bagolaro e il grande abete rosso. L’altro abete si è dovuto abbatterlo perché era danneggiato da coleotteri che si erano introdotti nel suo tronco infettando il midollo. La copiosità della  fuoriuscita di resina che imbrattava il tronco rendeva visibile il danno. Anche il grande cipresso argentato, abbracciato al bagolaro, si è dovuto abbatterlo, lasciandone tre metri circa perché questo pezzo di tronco è inglobato dal bagolaro.

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A sinistra il grande bagolaro già potato. In primo piano un acero che verrà potato oggi. (mie foto)

Oggi stanno lavorando sulle piante più basse, quelle da frutto e sui cespugli, ne avranno per tutto il giorno e anche domani dovranno tornare per finire e ripulire il tutto. Il camion fa la spola per trasportare tutto il materiale tagliato che non è poco davvero.

Ripenso a sessant’anni fa.
il nostro giardino, alla periferia del paese, era circondato dal nulla. L’orto e il frutteto ci fornivano frutta e verdura per tutto l’anno e le nostre api, che impollinavano le nostre piante da frutto, ci davano il miele che, d’inverno, diventava granuloso. Quante fette di pane burro e miele ho preparato per la mia colazione da ragazza e anche a mia figlia quando era piccola. Mio padre aveva costruito un’arnia con le pareti di vetro chiuse da piccole ante di legno rimovibili. Venivano ogni anno le scolaresche a farsi spiegare la vita delle api.
Il vigneto ci forniva vino e grappa. Per la carne e le uova allevavamo galline, polli, conigli, piccioni e galline faraone. Avevamo interrato una vecchia vasca da bagno per farne un piccolo stagno per le nostre anatre. Perfino un maialetto abbiamo cresciuto un anno.
Mia figlia, da piccola, ha giocato con i nostri animali e anche con i serpentelli innocui che, all’epoca, circolavano nel nostro giardino. Ha raccolto pipistrelli caduti dal loro nido e toporagni capitati per caso, ricci e farfalle, bombi e coleotteri.

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mie foto

 

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mie foto

Mio padre prima e mio marito poi hanno cercato ostinatamente di mantenere questo piccolo polmone verde, hanno sostituito ogni albero morto con un altro, hanno coltivato frutta e verdura in abbondanza da regalare a parenti e amici, era la loro passione.

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Upupa in giardino
mie foto

A poco a poco, intorno al nostro giardino sono sorte molte altre case, si è cementificato tutto quanto era disponibile. A pochi passi ci sono fabbriche e supermercati, villaggi interi, appartamenti e condomini che ora, con la crisi, sono rimasti sfitti.
La cementificazione e l’inquinamento conseguente hanno fatto morire le api, l’acqua delle falde freatiche superficiali a cui attingono i nostri pozzi da irrigazione è inquinata da liquami e idrocarburi prodotti dalle attività agricole intensive e dalle fabbriche. Il terreno fertile superficiale è esausto e ormai inquinato. Le piante sono colpite da malattie fungine e i frutti vengono attaccati dalla cimice asiatica e marciscono prima di maturare. Molti uccelli si sono spostati dalle campagne nei giardini, dove trovano sicurezza e cibo e fanno scempio negli orti e nei frutteti.

Mio padre e mio marito non ci sono più e anche il loro piccolo paradiso non esiste più.

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mie foto pero cotogno abbattuto dal vento

 

15 pensieri su “Inevitabili cambiamenti

    • Più che nostalgia è rammarico. Rammarico di non avere la competenza, la capacità e la possibilità di proseguire l’opera di mio padre e di mio marito.
      Rammarico per questi luoghi maltrattati, sfruttati e resi aridi. Rammarico per questo nostro povero pianeta che sta subendo molto di più di quanto subisce il mio giardino.

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  1. Del resto, nel passato per milioni di secoli il pianeta Terra è stato privo di vita animale e vegetale; niente vieta che tale ritorni ad essere, poco importa se spontaneamente o per colpa dell’uomo. Facciamocene una ragione.

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