Settembre

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vite americana in autunno
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Quando ero giovane e lavoravo via da casa, settembre era il mese in cui incominciavo a sentire la frenesia della fine della stagione.
Quando lavoravo in montagna, tornavo a casa prima della metà del mese. Le prime nevicate erano cadute e si tornava a indossare maglioni e giubbotti pesanti, ma a casa avrei trovato ancora del bel tempo e qualche grappolo d’uva dimenticato dalla vendemmia.

Se invece lavoravo al mare, settembre, di solito, aveva ancora giornate di bel tempo, di aria tiepida di giorno e alla sera bastava indossare un maglione leggero.
Di solito il mese di settembre era riservato ai gruppi organizzati che rimanevano dieci, a volte quindici giorni. Persone anziane, per la maggior parte straniere, abituate a questo tipo di villeggiatura.
Bastava avere un po’ di pazienza, farle sentire coccolate e al centro dell’attenzione, un occhio particolare alle loro diete, ai loro medicinali, il medico a portata di voce giorno e notte per non trascurare anche i piccoli sintomi di persone che, comunque, di solito avevano più di una patologia.

Bisognava fare attenzione alle piccole antipatie che si creavano fra alcune persone, come spesso accade in questi gruppi e saperle gestire, smorzandole, prevenendole con una distribuzione oculata sia dei posti a tavola che delle camere e saperle ascoltare, perché l’anziano ha spesso voglia di raccontare, di raccontarsi.

Verso la fine del mese la clientela diminuiva e si limitava a viaggiatori che si fermavano per una notte, di passaggio verso la frontiera.
Nella prima decade di ottobre lavoravamo alla chiusura dei locali: pulizie, inventari, riporre tutto il materiale che andava controllato e conservato con cura durante la chiusura dell’albergo.
Era la fine di una stagione iniziata a febbraio con i lavori di apertura e il peso della stagione, durata quasi otto mesi, senza mai un giorno di riposo, si faceva sentire.
Io pregustavo il mio ritorno a casa, alla tranquillità, al riposo, al silenzio, a tutte quelle piccole cose che non avevo potuto fare nei mesi di lavoro: dipingere, cucire, ricamare, cucinare…

Ancora oggi, quando settembre incomincia a colorire le foglie degli alberi del nostro giardino, io sento il bisogno di raccogliermi, di progettare di nuovo, come se la mia quotidianità iniziasse con questa stagione che ha colori caldi e profumi dolci che mi ricordano l’infanzia nella fattoria dei nonni, in questa nostra stupenda campagna che avevo nel cuore ogni volta che ero lontana.

41 pensieri su “Settembre

  1. Settembre, per me, ha sempre una punta di malinconia. La luce che passa dallo spendente al dorato, le foglie che si arrossano e imbruniscono, il giorno che diventa più breve e ci sollecita a godere dell’interno della casa. Anche se finalmente cominciano a ridursi i lavori all’esterno, se i ragni vanno in pensione, se la polvere della campagna rimane fuori dai vetri chiusi, settembre ha, per me, questa nota dell’anno che muore.
    Se penso a quando son fioriti i crochi o i giacinti mi pare che sia passato tanto tempo, ma nel contempo mi sembra ieri che faceva freddo, che si portava dentro la legna per la stufa,. Non ho nemmeno finito di riordinare gli armadi che è di nuovo il monento di tirare fuori giacche e coperte.
    Anche questo è settembre, la sensazione che il tempo è così poco.

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  2. Anche per me settembre, ottobre, sono il vero capodanno, e condivido le belle parole di Simona, quella sensazione calda di ritrovare il piacere protetto della vita in casa, e insieme quella del tempo che fugge veloce. Come dici, ci si salva solo al mare, dove ancora ci sono giornate bellissime, l’autunno sembra lontano, l’acqua è calda e si fanno nuotate meravigliose

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  3. Neda … che splendore ! Sei sempre piena di iniziative e di brio, segno che il tuo cuore è giovanissimo, e batte in un corpo che non s’ arrende al tempo !!!
    Un abbraccio a te … cara Amica !!!
    Bruno

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  4. Ci andrò … ci andrò, ma mi disgusta quel linguaggio da lupanare che usa questa @Pensierini ! E pensare che un tempo frequentavo il suo blog …. ed ora la sua volgarità mi fà venire la pelle d’ oca !!! 😦

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    • Ma no, è solo un’invasata che vorrebbe obbligare tutti a pensarla come lei. Non capisce che solo dal dialogo si può costruire qualcosa e non ha il senso dell’umorismo, poveretta, non è colpa sua se non riesce a sollevarsi lo spirito con un sorriso e un po’ di sana autoironia.
      Quello che mi è spiaciuto è che è andata a stuzzicare Guido per obbligarlo a scusarsi e lui è troppo Signore per rispondere a tono come sarebbe stato necessario.
      Io mi sono limitata. C’è un detto da noi in campagna “Raglio d’asino non sale al cielo”, forse avrei dovuto dirglielo.

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  5. Ma, seppure non sale al cieo, non per questo il raglio di un somaro ( di una somara nel caso che ci intrattiene ) smette di rompere i coglioni al prossimo : quella tale blogger è veramente sconcia e triviale … come nemmeno nei postriboli o negli angiporti più malfamati lo sono !
    Ma parliamo di te, mia cara amica e paladina …. se passo dalle tue parti, mi inviti nel tuo giardino incantato ??? 🙂

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    • Ti ringrazio. Detto da te è un onore. Scrivo come penso e come parlo, non so farlo in altro modo. E’ come quando scrivo una lettera a un amico lontano (peccato che le poste non funzionino quasi più) o quando si conversa a tavola con parenti o amici.
      Grazie per il complimento per la foto, è un angoletto nascosto del nostro giardino nel retro della casa, un po’ selvaggio e rustico, ma in autunno è una gioia per gli occhi.
      Ciao. Buona serata. Qui piove a dirotto.

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  6. A me settembre fa venire in mente “Settembre, andiamo è tempo di migrare”. Poesia che contiene i tre versi per me più belli della letteretura italiana di ogni tempo: “E vanno pel tratturo antico al piano / quasi per un erbal fiume silente/ sulle vestigia degli antichi padri”. Sublime musicalità!

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    • D’Annunzio ha saputo toccare con maestria le corde della poesia moderna.
      Pensa che ho in casa, da sempre, la “Crestomazia della lirica di Gabriele D’annunzio” curata dal Palmieri e edita da Zanichelli nel 1935, il Vate ancora vivente, pagine rese fragili dal tempo e corrose dal continuo uso. Costava lire quindici, altri tempi.

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  7. Che grande Professore fu – ed è ! – il nostro Guido !
    A me D’annunzio, ai tempi del liceo. non piaceva affatto … nè mi piacque poi, ma incontrando Guido e facendo tesoro sulle sue lezioni dannunziane, ho imparato ad amare il Vate … quasi come il mio adorato Pascoli ! 😀

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    • A Bruno e a Guido:
      siete mai stati qui dalle mie parti a visitare la dimora che il Vate lasciò in dono agli Italiani? Il Vittoriale racchiude veramente l’anima del Poeta e dell’Uomo ch’egli fu. Indipendentemente ch’egli piaccia o non piaccia, la sua dimora è veramente interessante e simbolo di un’epoca artistica molto caratteristica, oltre che storica.

      Anch’io ho fatto fatica a scuola a farmi piacere il Vate, preferivo Pascoli così vicino al mio sentire di campagnola e il Carducci, perché osteggiato dall’insegnamento cattolico dell’istituto che mi ospitava. Ci fecero studiare solo Davanti a San Guido e poche altre cose, così cercai il “ça ira” e l’inno a Satana per pura ribellione.

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